lunedì 1 dicembre 2008
Nel Vecchio Continente bruciati 307 miliardi di euro, con un calo medio del 6,33%. A Piazza Affari vanno in fumo oltre 21 miliardi. A soffrire soprattutto i titoli bancari ed energetici. 
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È iniziato malissimo il dicembre delle Borse. In un ennesimo lunedì nero – tempestato di conferme sulla recessione globale – i mercati finanziari europei hanno perso 307 miliardi di euro di capitalizzazione. L’indice continentale DjStoxx 600 è sceso del 6,3%. Milano, da sola, ha bruciato 21 miliardi e 200 milioni di euro: il Mibtel ha perso il 5,36% scendendo a 14.692 punti, l’indice S&P/Mib ha ceduto il 6,25%, a 18.736 punti. Altrove non è andata meglio. Giù del 5,9% Francoforte, del 5,6% Parigi, del 4,7% Londra. Tokyo aveva chiuso in mattinata con un ribasso contenuto (-1,56%). Wall Street, la cui partenza in negativo ha gonfiato i ribassi delle ultime ore dei mercati europei, alla fine è letteralmente crollata: Dow Jones -7,6%, Nasdaq -8,83%.Colpa di una serie di brutti dati sullo stato dell’economia mondiale che ieri non hanno risparmiato nessuno. Il National bureau of economic research – l’istituto di ricerca economica incaricato di misurare i cicli economici statunitensi – ha certificato che gli Usa sono in recessione dal dicembre 2007, dopo 73 mesi di espansione economica. L’Ism ha invece annunciato che a novembre l’indice della produzione industriale americana è scesa a 36,2 punti, il livello più basso dal 1982. In Germania le vendite al dettaglio si sono ridotte dell’1,6% a ottobre (dato peggiore delle previsioni), in Francia l’indice dei direttori delle vendite nel settore manifatturiero (Pmi) ha toccato i minimi storici. Lo stesso indice, a livello della zona euro, è piombato da 41,1 a 35,6 punti, sempre più lontano dalla soglia dei 50 punti, che separa la contrazione dall’espansione. L’indice manifatturiero è crollato anche in Cina (da 44,6 a 38,8) e in Russia (39,8), confermando che dalla crisi non è indenne nessuno. I dati sulle vendite delle auto hanno contribuito all’affossamento degli indici, mentre i prezzi di oro e petrolio proseguono la loro caduta senza freni.A soffrire particolarmente sono stati i titoli delle banche, che in tutt’Europa hanno segnato flessioni. In Italia il Banco Popolare è sceso dell’11%, Intesa Sanpaolo dell’8,6%, Unicredit del 6,4%, Ubi del 3,9%. Su questi ribassi ha pesato anche l’incognita Romain Zaleski: i titoli in mano alla Carlo Tassara del finanziere franco-polacco che solo ieri ha trovato un accordo con le banche, si sono svalutati in blocco. Male quindi anche Edison (-7,2%), Generali (-4,9%), A2a (-4,5%), Mediobanca (2,8%). Per i titoli dell’energia il crollo del petrolio (ieri il Brent è sceso a 48,6 dollari) ha peggiorato la situazione, trascinando Eni e Saipem verso negativi superiori alò 7%, e facendo sfiorare a Enel il negativo a due cifre.In questo contesto di panico generalizzato, gli investitori ora aspettano giovedì. Quel giorno la Banca centrale europea e quella d’Inghilterra dovrebbero entrambe decidere per un nuovo taglio dei tassi. La Bce, secondo gli analisti, potrebbe muoversi con decisione, scegliendo di abbassare il costo del denaro (oggi al 3,25%) anche di 75 punti base. Anche la Fed americana «potrebbe decidere nuovi tagli» ha annunciato il presidente Ben Bernanke, ipotizzando anche che la Banca centrale compri dei buoni del tesoro per sostenere l’economia.
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